05 marzo 2007

Dovrebbe essere primavera, e non lo è, dovrebbe assomigliare ad un film a colori girato in digitale, ma è una pellicola degli anni quaranta, un po' malinconica e terribilmente bella. Una città che oggi non è lei perché mi parla in francese e mi fa pensare a Breton; e allora è un capitombolare di nessi illogici, e questo vento che arriccia i pensieri prima ancora che possano sciogliersi del tutto sembra fiato nella "trompinette" di Boris Vian, a ben vedere l'unica cosa che oggi sembra al suo posto è proprio la colonna sonora.
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